L’utile inutile, l’inutile utile.

Una discussione partita su Facebook con Yossarian è diventata un po’ troppo complicata per essere argomentata là. E poi, penso sia interessante “aprirla” – quindi la sposto qui. Spero che Yoss non me ne vorrà…

L’utile inutile.

Ricominciamo dal solito? Massì. “Studio matematica” “Oooooh, come devi essere brava”. E fin qui tutto bene. Il guaio inizia quando ti chiedono “E quello che fai a che serve?”

Ora? A nulla.

Seriamente. Per ora, il nostro teorema non ha particolari applicazioni pratiche, che io sappia. E non stiamo nemmeno lavorando per trovarle, guarda te.

Magari ne avrà tra dieci anni. Magari (più probabilmente? più probabilmente) la sua applicazione più pratica sarà di essere parte della tesi di dottorato mia e del collega.

Ma fossimo solo noi.

Serve un altro esempio del mio campo? Benissimo. L’equilibrio di Nash. Ve lo ricordate?¹ Ecco, la seconda parte di quel post doveva raccontare un simpatico fatto: trovare quell’equilibrio è probabilmente difficile².

Quanto? E “probabilmente”? Beh, quanto e se esattamente non si sa (pratico, eh?). Però vale la regola³ “se il tuo laptop non lo trova, non lo trova nemmeno il mercato” – vuoi che la testa di un investitore di borsa faccia conti meglio di un laptop su quel che gli conviene?

Eppure continuiamo a studiare gli equilibri di Nash. Anche, non solo, se ne studiano concetti approssimati e “fattibili” – ma alla fine continuiamo a tornarci. Sarà utile ad altro che a produrre una marea di paper⁴? Chissà. Lo sapremo probabilmente tra trent’anni.

Perché il nostro mito, al fondo, è il signor Lobačevskij. Che ha inventato una cosa inutilissima, a suo tempo, se non come esercizio intellettuale: le geometrie non euclidee. Poi è arrivato il signor Einstein e ha capito che descrivevano l’universo. Hai detto nulla.

L’inutile utile.

Un ricordo della mia infanzia. Torno a casa, e in salotto ci sono una dozzina di scatole di Tartufon. Vuote. Tutte di colori diversi. Mio padre e un suo amico/collega le stanno fissando.

Credo che quelle scatole abbiano pagato almeno le vacanze di Natale della famiglia.

Perché, avete capito già da soli, mio padre stava facendo una consulenza – non certo gratis et amore Dei. E la consulenza la faceva da esperto di media, ché quello è il suo lavoro: sapere disquisire un’ora sul fatto che all’inizio del Gattopardo le finestre di Casa Salina sono aperte (l’ho visto con i miei occhi), capire quali colori vendono meglio il Tartufon. E più vendite del Tartufon, più vendite dell’Alka Seltzer⁵. E più vendite dell’Alka Seltzer, più farmacisti contenti. Che comprano il Tartufon? Anche. E così via.

Insomma, ci siamo capiti: non capirà perché le stelle brillano⁶ ma anche un esperto di media ha il suo posto nell’economia delle cose.

Ma c’è di più. Conosco gente laureata in materie “inutilissime” che fa cose utili al prossimo. La counselor che ha beccato (in tre sedute) il fatto che ho una certa pallosissima malattia⁷, per dire, è laureata in Mental Health & Culture, il che suona terribilmente come un corso di Feng Shui. Eppure se io ho un master in matematica applicata (cosa di cui vado sciaguratamente orgogliosa) lo devo anche a lei, che è quel che è anche grazie a quella laurea dal nome poco ortodosso.

Potrei anche argomentare con un esperto di cose militari come la persona che ha scatenato questo post dell’utilità di studiare le lingue e le culture di Paesi non sempre pacifici⁸, ma mi dicono che sparar sulla Croce Rossa non sta bene.

Per concludere, una proposta: se ci parlassimo di più – invece che chiudere dipartimenti e basta – forse quello potrebbe portarci a fare qualcosa di utile. Certo: occorrerebbe un certo sforzo – soprattutto da parte degli “umanisti”, allo stato attuale delle cose⁹. Ma fidatevi: la dimostrazione geometrica del teorema di Pitagora non è più difficile dell’Amleto – ed è altrettanto magica.

Ma ora, forse è utile che recuperi un po’ di sonno, prima che inizi la discussione…

1. se no, qui al link c’è il pratico riassuntino
2. Chen & Deng lo devo ancora capire, e ci ho passato un anno sopra. Facciamo che inizio a linkarvi questo più divulgativo di Daskalakis, Goldberg e Papadimitriou. Il punto che mi interessa è il paragrafo 2.2.
3. Kamal Jain, citato da Goldberg a ogni conferenza a cui l’ho visto
4. sì, l’articolo parla delle estreme conseguenze del publish or perish, ma…
5. Alka Seltzer, il mio referral preferito. Non scherzo.
6. per quello c’è Hans Bethe – il quale, secondo Feynman, la prima cosa che fece dopo la suddetta scoperta fu di farsi bello con la morosa. Tipo “Guarda come brillano le stelle” “Sì, e io so perché“. Ah, le applicazioni pratiche della scienza.
7. pallosissima se non si cura, soprattutto: e una volta mandata da un medico consigliato dalla suddetta counselor ho iniziato a curarla
8. e per capire la cultura del Paese a volte devi partire da lontano: vedi parte 1 di questo post….
9. vedi link appena messo